Fontana della Spinacorona, la storia della “Fontana delle Zizze” a Napoli

Nota più come “Fontana delle Zizze” che come Fontana della Spinacorona, è una delle statue sicuramente più particolare del centro storico di Napoli

La bellezza di Napoli che spegne le fiamme del Vesuvio. È tutto qui il senso della Fontana della Spinacorona, meglio nota in città come Fontana delle Zizze. Il “nomignolo” le viene attribuito proprio per la gestualità della sirena che, sostenendosi i seni, spegne con il latte le fiamme del Vesuvio.

L’opera, situata nei pressi della Chiesa di Santa Caterina della Spina Corona, a pochi passi da Piazza Portanova, è nel mezzo del centro storico di Napoli, a pochi passi da Corso Umberto. Siamo nel cuore di Napoli, nei pressi di San Marcellino e della Chiesa dei Santi Severino e Sossio, a meno di 500 metri dalla Statua del Dio Nilo e da Piazza San Domenico Maggiore.

Nonostante la sua centralità (e di fatto la possibilità di essere vista in qualsiasi istante, tanto da farla rientrare tra le cose da vedere a Napoli gratis) non rientra di certo tra quelle opere prese d’assalto dai tanti turisti che arrivano a Napoli. In verità della città ne rappresenta l’essenza: Una Sirena, simbolo mitologico per eccellenza della città di Napoli, è in procinto di spegnere le fiamme del Vesuvio con l’acqua che vien fuori dai seni.

Ai piedi della Sirena una vasca decorata con dei bassorilievi raffiguranti, tra gli altri, gli stemmi del vicerè e, soprattutto, una raffigurazione del Vesuvio e di Partenope.

Fontana della Spinacorona, la storia in un’epigrafe

La storia è tutta racchiusa in un’epigrafe incisa su una lastra di marmo posta nei pressi della fontana: “Dum Vesevi Syrena Incendia Mulcet”. La statua che oggi è possibile vedere al centro storico, non è quella originale. Dagli anni ’20 del diciannovesimo secolo l’originale è custodito al Museo di San Martino mentre in centro è situata una copia opera di Achille D’Orsi.

La realizzazione dell’opera è di datazione incerta: le prime testimonianze risalgono al 1498 in un testo relativo alla distribuzione dell’acqua in città. Il primo restauro (con annesse modifiche) risale all’epoca di Don Pedro Alvarez de Toledo y Zuniga che commissionò a Giovanni da Nola, nel XVI secolo, un nuovo disegno. Sulla statua risulta infatti presente lo stemma di Carlo V. È il momento di transizione dall’opera medievale a quella attribuibile al barocco napoletano.