
La Cappella Sansevero e il Cristo Velato
Il Cristo Velato è una delle principali attrazioni del Centro Storico: la Cappella Sansevero resta uno degli luoghi più visitati di Napoli
Impropriamente riconosciuta dalla maggior parte dei turisti come Chiesa del Cristo Velato, la Cappella di Sansevero è di fatto una chiesa sconsacrata oggi apprezzata come uno dei più importanti musei di Napoli. In verità è anche definita Chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella ed ospita una delle opere (il Cristo Velato per l’appunto) più apprezzate dai turisti che visitano la città partenopea.
Lo anticipavamo, quello che è uno dei posti più amati della città, è riconosciuto nella stragrande maggioranza dei casi come il Cristo Velato. Il riferimento è chiaro: l’attenzione è tutta per la principale attrazione della Cappella Sansevero, la statua di Sanmartino.
Poco distante da Piazza San Domenico la Cappella Sansevero è attigua al Palazzo dei Principi di Sansevero ed è nota, principalmente, proprio per la presenza dell’opera di Sanmartino. Di fatto, però, rappresenta uno dei posti più suggestivi (e per certi versi misteriosi) della città di Napoli. L’ingresso alla “chiesa” da Palazzo Sansevero è garantito dalla presenza di un ponte sospeso, esterno al palazzo, che permetteva alla famiglia di recarsi in un luogo di culto privato in cui pregare lontano da occhi indiscreti.

Il Cristo Velato, al centro della Cappella Sansevero
La storia della Cappella Sansevero
La Cappella Sansevero, situata in Via Francesco de Sanctis nel cuore di Napoli, fu costruita inizialmente come luogo di culto privato nel 1590 per volere di Giovanni Francesco di Sangro, un membro della nobile famiglia di Sangro. Secondo una leggenda, la decisione di costruire la cappella fu presa in seguito a un evento miracoloso: un uomo condannato a morte sarebbe stato graziato dopo aver pregato davanti a un’immagine della Madonna dipinta su un muro, proprio nel luogo dove oggi sorge la Cappella Sansevero.
Il ruolo della famiglia Di Sangro
La famiglia di Sangro era una delle più influenti del Regno di Napoli e, per generazioni, utilizzò la cappella come mausoleo di famiglia. Tuttavia, fu Raimondo di Sangro, il settimo principe di Sansevero, a conferirle la forma e il significato che conosciamo oggi. Raimondo nacque nel 1710 e crebbe in un periodo di grande fermento culturale, segnato dall’Illuminismo, ma anche da un interesse diffuso per l’alchimia, l’esoterismo e le scienze occulte.
Educato nei migliori collegi europei, Raimondo di Sangro era un uomo dalla mente brillante e poliedrica: scienziato, alchimista, letterato, inventore, eclettico e controverso, il principe rappresenta una figura centrale nella storia della cappella. La sua visione andava oltre la semplice celebrazione familiare: desiderava creare uno spazio che fosse una fusione di arte, simbolismo religioso e filosofia esoterica.
Cappella Sansevero, il restyling del XVIII secolo
Tra il 1749 e il 1766, Raimondo di Sangro intraprese un complesso lavoro di ristrutturazione e decorazione della Cappella Sansevero. Per realizzare il suo ambizioso progetto, il principe coinvolse alcuni tra i più talentuosi artisti dell’epoca, tra cui Francesco Queirolo, Antonio Corradini e Giuseppe Sanmartino. Sotto la guida di Raimondo, la cappella si trasformò in un’opera d’arte totale, dove ogni dettaglio aveva un significato simbolico profondo.
La Cappella Sansevero è molto più di un semplice luogo sacro: è un manifesto dell’eclettismo culturale del principe di Sangro. Gli studiosi hanno a lungo discusso sull’interpretazione dei simboli presenti nelle sculture, negli affreschi e nella disposizione degli elementi architettonici. Alcuni ritengono che il progetto rifletta le convinzioni alchemiche di Raimondo, che avrebbe voluto rappresentare un percorso iniziatico verso l’illuminazione spirituale.
Le opere della “Chiesa del Cristo Velato”
La “Chiesa del Cristo Velato”, oltre ovviamente all’opera di Giuseppe Sanmartino, ospita altri mirabili capolavori tra cui la Pudicizia del Corradini e il Disinganno del Queirolo. Tra le altre opere, comunque importanti, spiccano le macchine anatomiche e due corpi dai quali è possibile vedere l’intero sistema circolatorio umano.
Ma è il Cristo Velato a rappresentare l’opera di maggior pregio dell’intera esposizione. Si tratta di una delle opere più note di Giuseppe Sanmartino la cui fama è inevitabilmente collegata alla statua custodita nella Cappella Sansevero. I lavori presero il via intorno al 1750, un periodo in cui la città di Napoli si caratterizzava per essere un centro cruciale in Europa per le arti e la scienza.
Va detto che i lavori alla Cappella iniziarono con Francesco Queirolo e Antonio Corradini che, per volere di Raimondo di Sangro, collaborarono ad uno dei restauri più imponenti della cappella. Sanmartino riprenderà le attività proprio dai bozzetti del Corradini interpretando sapientemente la volontà del Principe di Sansevero con la realizzazione del famoso velo, aderente al volto e al corpo di Cristo a tal punto da tracciarne i principali tratti somatici. Sanmartino era riuscito a conferire al marmo uno straordinario effetto trasparenza che non ha eguali nel mondo.
La bellezza del velo e lo stile in cui è stato realizzato, hanno determinato alla nascita di una leggenda tanto affascinante quanto assurda. Si racconta che il velo del Cristo Velato non sia stato realizzato dallo stesso blocco di marmo ma che sia frutto di una procedura, unica nel suo genere, che avrebbe condotto alla calcificazione di cristalli di marmo nel tessuto del velo. Il diffondersi della leggenda fu animato anche dalle straordinarie abilità di alchimista del Principe di Sansevero ma la verità è che la statua è stata realizzata con due blocchi di marmo, il primo per il corpo e il velo e il secondo per il materasso.